L’avventura di Fabio Casati sull’isola di Nosy Be quale apprezzato collaboratore stagista alla FSM volge al termine. Come desiderato per il suo arrivo, il signor Casati ha voluto farci pervenire le sue riflessioni finali, che non riguardano solo il suo soggiorno in terra malgascia, ma pure un certo disordine nell’operato di organizzazioni del settore che non fanno certo onore al nobile impegno di molte altre nel complesso sistema umanitario. Volontieri le pubblichiamo, anche perché se nulla di nuovo c’è sotto il sole tropicale, un ennesimo richiamo alla prudenza a chi si lascia ingenuamente commuovere da appelli molte e troppe volte ingannevoli appare necessario.
«L’impazienza nel settembre scorso di partire per il Madagascar e la voglia di ritornarci nei prossimi mesi nasce proprio dal desiderio di esplorare più in profondità l’identità del popolo malgascio per meglio consigliarlo e se possibile aiutarlo nel trovare tutte quelle piccole soluzioni che sin dall’inizio con Fiorenzo Melera ci eravamo posti come obiettivo, in particolare per quanto riguarda il rilancio dell’Associazione delle scuole materne di Nosy Be e la sensibilizzazione per un duraturo funzionamento degli acquedotti.
In questi due mesi ho avuto modo di girare in lungo e in largo l’isola e di visitare villaggi e realtà lontane da Hell-Ville, la cittadina capoluogo nonchè centro dinamico per l’intera popolazione, dove le difficoltà per sbarcare il lunario, perlomeno ai miei occhi di occidentale, paiono effettivamente maggiori: in alcuni casi il solo raggiungere queste località discoste è già di per sè un’avventura.
Affrontare questa cruda realtà non è stato proprio facile, i buoni consigli di Fiorenzo mi hanno permesso di aggirare un poco gli ostacoli e di ottenere risultati che ritengo molto positivi, come ad esempio la mia attiva partecipazione alle riunioni per la ricostituzione dell’Associazione delle scuole materne, in particolare ai primi lavori del nuovo Consiglio di Amministrazione o ai sopralluoghi alle strutture di alcuni acquedotti, raggiungibili solo sudando le proverbiali sette camicie.
E qui voglio raccontarvi qualcosa che ha dell’inverosimile, specialmente per qualcuno come me che si sta avvicinando alla complicata e per certi versi opaca realtà del mondo umanitario. Assieme ai responsabili per la riabilitazione degli acquedotti mi sono recato a visitare gli impianti di Ambohibory, un villaggio particolarmente complicato da gestire, quando i tecnici mi fanno notare che le difficoltà per il buon funzionamento dell’impianto non sono solo intrinseche alle condizioni orografiche e climatiche ma provengono pure, ahinoi, da fattori esterni, e che fattori!
Il disgraziato e inopportuno sbarramento al villaggio di Ambohibory, collocato a monte della diga costruita dalla FSM
Che i miei pochi lettori si tengano bene attaccati alla loro sedia: una Ong di caratura internazionale, senza fare nomi mi si dice che si chiama Unicef, ha collocato in modo fantasioso uno sbarramento (ora addirittura in disuso) una settantina di metri a monte della diga costruita anni fa dalla FSM, rovinando in modo significativo il flusso delle innumerevoli sorgenti destinate a raccogliersi attraverso gli appositi filtraggi nel serbatoio dell’acquedotto; ora i nostri tecnici dovranno lavorare duramente per riparare i danni, il tutto naturalmente con oneri finanziari non previsti, evidentemente a carico nostro.
I tecnici della FSM al lavoro per la demolizione dello sbarramento e il ripristino dell’acquedotto
A parte questo antipatico incidente, che pare non sia stata l’unica idiozia operata dalla citata organizzazione, che mette, almeno per me, in cattiva luce (e non ce n’era proprio bisogno!) questo già di per sè criticato mondo per gli aiuti ai cosiddetti paesi in via di sviluppo, in definitiva posso ritenermi fortunato per avere avuto l’opportunità di prestare il mio volontariato a questa Fondazione di stampo svizzero-ticinese, modesta ma estremamente seria nel perseguire i suoi obiettivi, un inizio di missione che di certo mi ha segnato regalandomi una grande esperienza di vita.
Il Consiglio di Amministrazione dell’Associazione delle scuole materne mi ha promesso di consegnarmi prima che io parta il dossier degli obiettivi che si è prefissato per il 2014. Con i vertici della FSM li analizzeremo e in prima persona cercherò di trovare i mezzi necessari per poterli realizzare, al meglio delle mie possibilità.
Il quadro di Mascia Cantoni che ha ispirato l’esperienza di Fabio Casati
È ormai giunto il momento di tornare in patria, passando naturalmente per Caslano, a rivisitare il Museo Maina e in modo speciale il dipinto della presidente FSM Mascia Cantoni, che in fin dei conti è stato il principale responsabile di questo mio bellissimo e nuovo percorso di vita.»