Lunedì 17 ottobre il centro di formazione turistico-alberghiero “CFTH-Fihavanana” di Ambatozavavy ha aperto le porte per un nuovo anno scolastico, per la quarta volta nella sua storia, ma con una primizia: per la prima volta contemporaneamente al secondo anno del ciclo di studi si aggiunge la schiera di allievi del primo anno. Sia il primo che il secondo anno sono formati da 25 allievi che, per facilitare il compito dei formatori e degli insegnanti, sono stati ben divisi durante i loro corsi: quando gli allievi del primo anno si trovano in internato al centro di Ambatozavavy per i corsi pratici, quelli del secondo saranno in città presso il centro-studi “Cobara”, e viceversa, a turni settimanali. Gli allievi in corpore sono stati accolti dalla direzione e dal suo staff e per l’occasione pure i membri del CA, con in testa il suo presidente, sono stati invitati. Durante i discorsi di benvenuto e di circostanza tutti gli oratori hanno espressamente voluto mettere l’accento sul comportamento irreprensibile e sulla più grande disciplina che ogni allievo deve mantenere durante tutto il ciclo di studi, perché il CFTH non intende solo formare validi tecnici del settore turistico-alberghiero, ma soprattutto vuole formare degli adulti responsabili nella società civile, fieri di sapere mostrare le proprie capacità a dei clienti, per la maggior parte stranieri, che di conseguenza serberanno un ricordo appropriato del paese testé visitato, una volta rientrati a casa loro.
Mercoledì 12 ottobre una delegazione della FSM si è recata a Fascène Ampasy, un piccolo villaggio lungo il perimetro orientale dell’aeroporto internazionale di Nosy Be, per presentare il progetto dell’ acquedotto, il 21.mo e ultimo del programma “Acqua potabile per tutti”, 1.ma e 2.a fase, e constatare se la popolazione è veramente interessata al progetto, anche perché quest’ultimo è strettamente vincolato a condizioni abbastanza restrittive, contenute nella speciale convenzione che regola diritti e doveri tra le autorità e il comitato dell’acqua locale eletto, una condizione senza la quale i lavori non possono avere inizio. Naturalmente, come del resto è comprensibile, tutta la popolazione s’è mostrata entusiasta e per il tramite dei suoi rappresentanti ha ringraziato più volte la nostra Fondazione che dopo anni di loro reiterate richieste ha infine accettato di intervenire, a differenza di tutti gli altri enti (pubblici e privati), che hanno sempre promesso, ma che in definitiva non hanno mai mantenuto. Una volta regolate tutte le pratiche, i lavori potranno cominciare, cosa che potrà già essere fatta durante la settimana 42, in modo che l’acquedotto potrà essere terminato entro Natale.
Venerdì 7 ottobre i rappresentanti della FSM si sono recati nuovamente a Antsatrabevoa per consegnare ufficialmente nelle mani dei responsabili locali l’installazione dell’acquedotto, il 20.mo del programma “Acqua potabile per tutti”, e soprattutto per ottenere il consenso definitivo per quanto riguarda la convenzione, contenente le condizioni, invero parecchio restrittive, per la manutenzione, l’utilizzo e i contributi degli utilizzatori, da firmare tra le autorità e il comitato dell’acqua, debitamente eletto.
Nelle prossime settimane i rappresentanti della FSM ritorneranno al villaggio per un ulteriore sopralluogo volto ad accertare che le strutture inerenti l’installazione, quali il tetto e le recinzioni sia del lavatoio che delle fontane, siano state ultimate, ma pure per accertare che la pulizia generale del villaggio, in particolare attorno alle strutture dell’installazione, sia nettamente migliorata, particolarità che il villaggio di Antsatrabevoa non ha mai tenuto in debito conto.
Come presso tutti gli altri villaggi che hanno ottenuto l’acquedotto non è che sia mancato l’aiuto da parte di tutta la polazione durante i lavori, anzi, ma è soprattutto l’adeguata manutenzione per un buon funzionamento dell’impianto una volta terminato che viene a mancare. E questa deficienza è di difficile soluzione, nonostante la continua assistenza della nostra squadra tecnica.
In effetti balza subito all’occhio che il concetto di manutenzione per simili strutture non è per niente radicato nella mentalità di queste popolazioni, soprattutto se queste strutture, che d’altronde sono da loro richieste, non sono nè progettate nè in definitiva costruite da loro stesse: questa realtà è dura da mutare, resta pertanto e da sempre una questione molto delicata e per noi stranieri non solo di difficile comprensione, ma pure di interpretazione, conseguentemente di difficile rimedio, almeno per quanto riguarda le generazioni attuali.