La crisi è iniziata lo scorso mese di dicembre quando il presidente Ravalomanana, in carica dal 2002 e rieletto una seconda volta nel 2006, ha provocato un ennesimo caso di malcontento nella popolazione, che da tempo gli rimprovera, nonostante gli riconosca di avere operato positivamente in qualche settore di interesse pubblico, di confondere in modo un po’ troppo esagerato la sua carica pubblica con i suoi affari privati. Per farla breve, l’ultimo episodio accaduto con il sindaco della capitale di Antananarivo è stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso e le violente manifestazioni di protesta, montate evidentemente ad arte, degenerarono ben presto trasformandosi malauguratamente in veri e propri massacri provocando decine di morti, e non solo nella capitale.
Grazie alla calma, saggezza e pure al sangue freddo mantenuti dalle autorità preposte all’ordine pubblico, quest’ultime riuscirono a impedire che il movimento, allargatosi ormai anche nelle province costiere, tradizionalmente molto critiche verso il modo di fare politica di Antananarivo, si trasformasse in una vera e propria guerra civile. Comunque l’evidenza di non più potere risolvere a suo favore la crisi costrinse infine il presidente Ravalomanana, forse in modo un po’ troppo brusco, a rassegnare le dimissioni e, per evitare complicazioni, si rifugiò dapprima presso l’ambasciata americana, per riparare in seguito all’estero, dove tuttora risiede.